Un film osannato dalla critica che ha gridato al miracolo italiano. In effetti il film è molto ben fatto, gli interpreti sono bravissimi (e il giovane Valerio è anche bellissimo), ma la tematica sembra vecchia e l'omosessualità è vista ancora come qualcosa che può portare solo dolore e morte.
Dall'area partenopea arrivano in questo inizio di millennio le più promettenti nuove voci del cinema italiano. Garrone è dello stesso bacino culturale di Sorrentino, col quale condivide un approccio mediterraneo alla tradizione noir del cinema di genere. Visione che si traduce in una fotografia densa e contrastata, in musiche vibranti d'atmosfera, in personaggi ammantati di grande fascino eppure possibili. Come è il Peppino Profeta interpretato da uno straordinario Ernesto Mahieux, demonietto di surreale cattiveria e follia. Un esordio non perfetto e pieno di punti oscuri, ma senz'altro importante e meritorio.
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