Primo film dei fratelli Wachowski, registi e sceneggiatori insieme a Tom Tykwer, dove Larry si firma Lana Wachowski, dopo il coming out ufficiale nel 2012 che dichiarava completata la sua trasformazione da uomo a donna. Nel film, composto da sei storie che s'intrecciano nel tempo e nello spazio, una delle storie più belle e coinvolgenti è quella ambientata a Zedelghem, vicino a Brugge (Belgio), dove il Robert Frobisher (Ben Wishaw), giovane musicista bisessuale, lavora come amanuense per il compositore Vyvyan Ayris (Jim Broadbent). La storia è narrata attraverso le sue lettere all'amico e amante Rufus Sixsmith (James D'Arcy) ed è incentrata sulle discriminazioni omofobe. "Un senso di inquietudine colpisce dopo i primi venti minuti del nuovo kolossal dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer, ma è solo temporaneo, dovuto alla girandola di personaggi, ai continui flashback e forward, ai passaggi temporali, spiazzando leggermente. Col passare dei minuti, anzi delle ore, il film dura quasi tre ore, si resta prima catturati, poi affascinati, quindi incantati da questo compendio di cinema, dal trionfo di ogni genere conosciuto, dalla fantascienza, all'avventura, al thriller spionistico, al postapocalittico, alla storia d'amore alla farsa, e si capisce la grandezza del cinema, capace come nessun altra arte di dar vita ai sogni, alla poesia, all'orrore e alla grandezza umana. La trama è talmente complessa che si rischia di svilire il film raccontandola, diciamo solo che sei tracce principali attraversano i secoli, si passa dall'avvocato antischiavista che diventa amico di un nero scampando ad un medico avido (grande epopea a bordo di velieri e nelle piantagioni assolate), alla storia d'amore tra due ragazzi omosessuali nella Cambridge degli Anni Trenta, raccontata attraverso le lettere di uno dei due che comporrà il sestetto "Cloud Atlas" (l'atlante delle nuvole) che dà titolo al film (episodio decadente, musicale, con una fra le scene più belle, ambientate in una stanza di porcellane) ad un confronto venato di giallo fra una giornalista intraprendente degli Anni Settanta e una lobby legata alle centrali nucleari (torna alla mente la Jane Fonda di "Sindrome Cinese") alla storia contemporanea e grottesca di un editore che per dispetto del fratello finisce rinchiuso in un ospizio per anziani da cui tenterà la fuga con un gruppo di terribili vecchietti (episodio esilarante) ad uno scenario futuro in cui giovani un po' robot un po' schiave vengono tenute in vita per "servire" i consumatori in uno stato tirannico dove il primo comandamento recita "Onora il consumatore" (pesante metafora del buio che ci attende e che echeggia nella malinconia della fuga di Somnia, una delle schiave, Blade Runner ) per finire con un futuro post apocalittico, con uomini che vivono nei boschi e sacerdotesse dotate di poteri infiniti ma destinate a scomparire se non si troverà una nuova terra in cui vivere e il cui finale liberatorio e felice ci lascia emozionati e commossi. Il legame che attraversa il tempo e lo spazio è sfumato, talvolta rappresentato da una pietra, talvolta da una piccola voglia sulla pelle, ma il continuo flusso di emozioni è la costante che accompagna un'umanità, dolente, alla deriva, ma ancora capace di amore, di passione civile, di coraggio. Si resta incantati davanti alla miriade di travestimenti, trucchi, costumi, alle splendide musiche, alla profonda sensazione di assistere al lento fluire della vita, e del cinema. Si sarebbero potuti fare sei deliziosi film con la ridondante trama di questo originalissimo e personalissimo film, ma Cloud Atlas ha un nucleo unico e unito che deve essere letto, e percepito, come un unicum spazio temporale, perchè come dice Somni "esistere è essere percepito" e Cloud Atlas è un film che più che capito, amato, o odiato, va percepito.
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