Per il primo grande amore, esitante, incerto, nervoso, fonte di tormento e gioia, la possibilità di vedere è fondamentale. Osserviamo segretamente l'oggetto del nostro desiderio, seguiamo i suoi sguardi, notiamo come ci guarda, come guarda gli altri e come gli altri lo guardono. Tutto questo per Leo (Ghilherme Lobo) è impossibile, non solo perchè non ha mai avuto una persona d'amare e aspetta ansioso il primo bacio, ma soprattutto perchè è cieco. A scuola Leo guarda con gli occhi di Giovana (Tess Amorim), la sua migliore amica, che gli racconta tutto quello che succede intorno a loro. Leo è omosessuale, ma questo non è un problema per lui, lo è di più per gli altri. Il bullismo e le battute omofobe dei compagni di scuola non lo toccano più di tanto. Per Leo sembra più importante riuscire ad emanciparsi dai genitori, assillanti quasi per dovere. Quando nella scuola arriva un nuovo studente, Gabriel (Fabio Audi), tutte le ragazze sono attratte dai suoi bei riccioli, anche Giovana, ma anche Leo sente subito un'attrazione particolare nei suoi confronti. Presto, grazie soprattutto a Giovana, diventano amici. Ormai sono un terzetto inseparabile. Ma Leo sente crescere ogni giorno il bisogno di toccarlo, di un contatto più intimo, più erotico. Sarà capace di sispondere alle avances di Gabriel? Per tutto questo si sente ormai in concorrenza con Giovana, ma non vorrebbe deluderla e tantomeno rompere la loro amicizia... Tenerissimo triangolo di adolescenti alle prese con i primi sussulti del cuore. Una storia d'amore gay che pian piano prende il sopravvento. Il regista insiste molto sulla corporeità, soprattutto maschile, coi due giovani protagonisti spesso a torso nudo, spesso a rischio o desiderio di toccarsi, cosa che per Leo è fondamentale, come sostituisse la sua vista. Ma la cecità di Leo diventa alla fine una cosa secondaria, i suoi problemi sono quelli di tutti, la ricerca di autonomia, libertà, il bisogno di nuove esperienze, di seguire i propri sentimenti, di trovare la propria strada. E' sorprendente il modo in cui Leo si adatta alla propria omosessualità, senza i traumi di un coming out, andando subito al nocciolo del problema, che è la sua realizzazione, la sua felicità. Ottima la capacità e la sensibilità del regista nel farci entrare in un mondo solo all'apparenza scontato e conosciuto, quello dell'adolescenza, facendoci percepire i minimi variamenti di umore, le sottili insidie dell'attrazione, i giochi a velarsi e rivelarsi, le paure e il coraggio che si alternano in continuazione. Il film ha vinto il Teddy Award alla Berlinale 2014 insieme al premio FIPRESCI della critica internazionale.
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