Nathan è un ragazzino canadese che si prostituisce per procurare la droga a sua madre tossicodipendente. Rimasto orfano il giorno del suo tredicesimo compleanno, si da alla fuga per evitare che la polizia lo rinchiuda in un istituto. Sulla strada incontra Boon Palmer (splendido bisteccone sulla trentina) e decide che Boon diventerà da quel momento il padre che egli ha sempre cercato. Boon, anch’egli in fuga e con un passato difficile alle spalle, si lascia convincere a prendere con sé Nathan nel suo viaggio verso Vancouver. Assieme fanno sosta nel paese natale di Boon, dove egli va a fare visita al padre morente e casualmente incontra la sua vecchia fidanzata, Erin, ora vedova e con un figlio, Lloyd, coetaneo di Nathan. Tra i due adulti rinasce l’amore e questo provoca la cieca gelosia di Nathan che considera Boon solo suo. A Lloyd piace la compagnia (anche intima) dei ragazzi più grandi di lui. Una sera egli convince Nathan ad uscire con due suoi amici per una serata a base di alcool, fumo e bravate. Uno di loro tenta di baciare Nathan, che però lo respinge dicendo di voler essere, nonostante le sue esperienze passate, soltanto un bravo ragazzo. Questo però non gli impedisce, in una delle notti successive, di tentare un esplicito approccio sessuale con Boon e di dirgli che egli può averlo gratis se non lo abbandona. Dopo alcuni colpi di scena ad effetto, che sembrano separare per sempre i due protagonisti, la storia scivola verso un lieto fine che rimette assieme tutta la strana famiglia.. Nonostante la sorprendente buona recitazione del giovanissimo protagonista (Branden Nadon) e degli altri attori, questo film, opera prima del quasi sconosciuto regista e sceneggiatore canadese Dave Schultz, nel complesso delude, sia per la povertà della trama e del budget impegnato, che per una certa ambiguità nel messaggio che si vorrebbe dare, problema d’altra parte comune ad altri film che trattano l’argomento spinoso degli abusi sessuali sui minori.
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