Nella difficile situazione dell'apartheid in Sud Africa, siamo nei primi anni '50, due donne s'incontrano e i loro mondi vengono stravolti. Miriam è una tradizionale madre indiana, modesta e dura lavoratrice. Amina rompe tutte le regole guidando un taxi e conducendo un café, luogo d'incontro di reietti ed emarginati, con un uomo nero del posto, Jacob. Amina deve così far fronte a frequenti incursioni della polizia e a leggi ingiuste. Nonostante la scandalizzata generale disapprovazione, la loro amicizia cresce sempre più. Amina inizia a dare lezioni di guida a Miriam, con lo scopo di renderla indipendente. Ma il prezzo per Miriam è la scoperta di quanto sia inadeguato il suo matrimonio. In un sistema che divide i bianchi dai neri, i neri dagli asiatici, le donne dagli uomini, che possibilità di sopravvivenza ci sono per un amore diverso? Il film, opera prima del regista Shamim Sarif, è un convincente incrocio tra "Baghdad Café" e "A spasso con Daisy", e vuole dimostrarci come sia tenue la differenza tra gli obblighi che derivano da una tradizione famigliare, un sistema politico repressivo e le inibizione che le persone hanno interiorizzato. Tutto questo viene detto senza fare del moralismo e senza toni predicatori, facendoci comprendere come possano essere dolci-amare, ma assolutamente necessarie, le piccole conquiste personali contro la sopraffazione della propria dignità.
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