Il regista ha voluto contrapporre l'innocenza (due amiche 15enni), la sessualità e l'amore (anche omosessuale, una delle due giovani è chiaramente innamorata dell'amica), alla violenza e crudeltà insita nella morale sessuofobica che conduce il protagonista, molto religioso, a compiere efferati delitti per punire i rapporti sessuali della figlia minorenne con uomini sconosciuti. Significativa e terribile la scena del padre che uccide la figlia (scena sognata da quest'ultima): meglio morta che peccatrice! Bellissime e delicate le scene degli incontri sessuali delle minorenni con i "clienti" che il regista ci presenta quasi come incontri tra fidanzati. Il legame omosessuale tra le due giovani che si intuisce nelle prime scene del film dovrebbe giustificare l'evoluzione della storia: la ragazzina si prostituisce, restituendo i soldi ai clienti, solo per cancellare i "tradimenti" dell'amica e recuperare così l'integrità del suo amore. Come avverte il titolo, il film può anche essere letto come una parabola sull'irrazionalità dell'amore che porta la fanciulla a prostituirsi e il padre ad uccidere. Molto efficace lo stile asciutto ed essenziale della regia, che lascia lo spettatore libero di giudicare secondo le proprie inclinazioni.
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