Martin sopravvive grazie a lavori occasionali, ed è alla ricerca di un’occupazione stagionale; quando lo scrittore Eugenio riconosce in lui un amico d’infanzia, gli offre di occuparsi della sua villa. È l’inizio di un legame che andrà oltre l’amicizia e le differenze sociali, una relazione in bilico tra gioco di potere e reciproca attrazione. Marco Berger, dopo Plan B (pellicola diventata un piccolo cult movie nel circuito queer) e Absent, vincitore del Teddy Award al Festival di Berlino, gira un film improntato sulle dinamiche psicologiche che entrano in gioco nel momento in cui una potenziale storia d’amore resta impigliata nelle maglie del divario sociale, evitando però di scivolare nella trappola di un film “a tesi”. La sottile magia di Hawaii è tutta nei silenzi, nei gesti e nel gioco di sguardi dei due protagonisti. Dice Berger: “Mi sono interrogato sulle dinamiche di una relazione tra qualcuno che si trova in una situazione agiata nella vita e qualcuno che ha bisogno di aiuto, ritraendo il gioco crudele imposto dalla società e il modo in cui entrambe le parti lo affrontano.
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