Coinvolgente dramma gender di Rodrigo García con una straordinaria Glenn Close nel difficile ruolo di un maggiordomo del Morrison’s Hotel di Dublino alla fine dell’800. Non il classico ‘travestimento’ alla Yentl di una donna etero nei panni di un maschio, bensì il caso di una donna lesbica con divisa maschile che cerca moglie e conoscerà un decoratore accasato (Janet McTeer) che in realtà è una donna omosessuale convivente con la propria compagnia. Una vertigine di genere che trova massima espressione nella scena più bella del film: le due donne, finalmente in abiti femminili, corrono su una spiaggia con movenze e falcate da veri uomini (e sono interpretati da due donne!). L’immobilità trattenuta, lo sguardo disperato, il desiderio imploso nell’espressione quasi statuaria di un’eccezionale Glenn Close la fanno sparire completamente dietro al personaggio che sembra incarnare con una familiarità assoluta. In ruoli minori troviamo anche l’Alice burtoniana Mia Wasikowska, brava protagonista dell’ultimo, delicatissimo, dramma di Gus Van Sant "Restless", l’avvenente Jonathan Rhys Meyers nei panni di un visconte festaiolo e la mai dimenticata Brenda Fricker, premio Oscar per "Il mio piede sinistro". Pur senza avere grandi guizzi nella progressione narrativa, "Albert Nobbs" vanta una ricostruzione storica e d’ambiente piuttosto accurata e forse mai si era vista al cinema una storia d’identità intergenere così credibile in un’epoca storica dove imperversavano invece ordinari travestimenti teatrali o goliardici mascheramenti carnevaleschi.
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