Inferno gay. Potrebbe essere uno scenario famigliare, tutto sommato. Se non fosse che in Hellbent la longa manus degli inferi non è una metafora. E’ vera. Rivisitando il genere classico del cinema dell’orrore, tra teste mozzate, diavolerie sanguinarie e spiriti impazziti, Hellbent è un ottimo esempio di come il cinema di genere, in questo caso l’horror, possa trovare fonte di nuove e infinte ispirazioni, semplicemente scegliendo come protagonisti un gruppo di amici gay. Effetti speciali e suspense fanno il resto. La storia ci racconta di una folle notte di Halloween festeggiato a West Hollywood da una banda di scalmanati, un manipolo di boni losangelini, frequentatori di quel circuito di house-party a base di droghe e sesso facile, già immortalato nel film Circuit di Dirk Shafer. Muscoli guizzanti, amplessi sudaticci ed eccessi di ogni tipo vengono triturati in un mix che non risparmia splatter, teste mozzate, falci saettanti e mostri che spuntano dagli stati di allucinazione. Si parte dal ritrovamento del cadavere di un giovane decapitato. Ma tra litri e litri di sangue rosso fuoco, le teste che saltano saranno più di una. Ricco di colpi si scena, scritto con ironia dal bravo esordiente Paul Etheredge-Ouzts, Hellbent non vi darà tregua. Chi è facilmente impressionabile approfitti dell’occasione per buttarsi tra le braccia del vicino. Possibilmente con la testa sulle spalle, ma questo va da sé. Un’esperienza cinematografica collettiva irripetibile.
Guarda il film: