Il film narra cinquant'anni di storia al femminile, dal secondo dopoguerra ad oggi, in una saga rigorosamente matriarcale che rilegge e divulga i temi del femminismo classico a colpi di grandi semplificazioni favolistiche. Nel film non manca nulla, dallo stupro al rapporto lesbico, dalla vendetta in stile western alla bambina prodigio: forse troppo e troppo calcolato. "L'apologia della donna e l'intento didattico scivolano a volte nella melensaggine, ma non incrinano la qualità del film ben fatto e bene interpretato; la calda vitalità, l'allegro pragmatismo, l'assenza di lagna e di patetico sono così rari nel cinema contemporaneo costantemente dominato dalle pulsioni di morte, da dare all'"Albero di Antonia" pure una interessante originalità...."
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