Per la prima volta nella storia del cinema d'Israele viene affrontata la tematica di un figlio transgender. Il regista Doron Eran e il suo partner, lo sceneggiatore Billi Ben Moshe, concepirono l'idea di questo film dopo un brutale assassinio al Centro della Gioventù LGBT a Tel Aviv e dopo aver saputo che dei genitori si rifiutavano di visitare i propri figli all'ospedale dopo che avevano subito aggressioni omofobe.
Shlomo ha scoperto casualmente nella stanza del figlio adolescente Assaf, vestiti e accessori femminili accuratamente nascosti sotto il letto dal ragazzo. Decide di dare al figlio una lezione. Quando Assaf, che era uscito dopo l'ennesimo litigio col padre, ritorna a casa, in una notte di pioggia, trova la porta chiusa e le sue cose in strada. Suo padre, col tacito consenso della madre, aveva sbrangato la porta. Al presente, dopo quattro anni, vediamo la madre Gallia che si reca da un'agenzia d'investigazione perchè trovi il figlio Assaf e lo porti al capezzale del padre morente di cancro. In un night club di Tel Aviv, vediamo Assaf che si esibisce nel perfetto ruolo di cantante transgender col nome di Anna. Dopo qualche giorno un'infermiera privata entra nella stanza di Shlomo all'ospedale dicendo di essere stata mandata dall'agenzia di assicurazione per accudire Shlomo. Quest'infermiera è Anna (il figlio Assaf) che si pone l'obiettivo di conquistare il cuore di Shlomo, con il suo fascino personale e il suo grande amore verso la vita...