Aclà è stato venduto per otto anni come "caruso" - addetto al trasporto a spalla in superficie dello zolfo - al picconiere Caramazza, in cambio di cinquecento lire, cioè del "soccorso morto", che andrebbe restituito se il bambino scappasse. Salutato da uno schiaffo d'avvertimento del suo padrone, Aclà il lunedì discende nella galleria, dove trova un ambiente infernale: lo zolfo rende l'aria irrespirabile e un caldo soffocante costringe i minatori a lavorare quasi nudi. La notte essi dormono in terra nelle gallerie, in una promiscuità che favorisce i rapporti omosessuali fra i grandi e la sodomizzazione del bambino. La violenza più terribile e crudele domina la miniera: il fratello di Aclà, Pino, è l'amante del picconiere "Melino", e il bambino viene subito adocchiato da qualche adulto, che vorrebbe approfittare di lui, ma si rifiuta sempre decisamente, e Pino, per quanto canzonato dai compagni, lo difende.
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