Tarnation è “un brillante e sconvolgente documentario autobiografico”, come lo ha definito Gus Van Sant, produttore esecutivo del film. Tutto comincia nel 2003, quando Jonathan Caouette trova sua madre morta, uccisa da un’overdose di psicofarmaci. A partire da questo evento, il regista ci accompagna attraverso una ricostruzione minuziosa, estrema, cruda, lungo il tragitto della sua storia. Un’infanzia traumatica, cresciuto solo con la madre, affetta da una grave malattia psichiatrica e sottoposta più volte ad elettroshock. Jonathan cresce all’ombra della madre, costretto a vivere per strada. Finché viene dato in affido, per essere riconsegnato ai genitori naturali, a causa dei continui abusi di cui è ancora una volta vittima. Un film visionario e psichedelico, capace di sperimentare un linguaggio rivoluzionario e innovativo, mischiando documentario e fiction, rendendo così autentica e credibile una storia di quotidiana e ordinaria follia. La sintesi di 160 ore di materiale girato in una vita. Miscelando supporti diversi, passando dai filmini in Super 8, a spezzoni di video diario, ai messaggi della segreteria telefonica. Una lunga sequenza di vita, una musica ipnotica. Dal piccolo Johathan undicenne, che interpreta per gioco un borderline, alle immagini dell’adolescenza, fino al primo fidanzato che gioca con lui davanti all’obiettivo. Poi New York e i film underground in 16mm. Fino alle ultime immagini della madre. Dure, che inchiodano gli occhi allo schermo. Opera prima acclamata da critica e pubblico come rivelazione del festival di Cannes 2004. Anarchico e rivelatorio.
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