Con una storia di sangue e di omosessualità l’autore de L’impero dei sensi torna dopo 14 anni dietro la macchina da presa, e dopo una malattia che lo ha ridotto in una sedia a rotelle. E torna a scandalizzare. Intervistato sull'omosessualità del film, il regista risponde: "Succede in qualunque gruppo monosessuale e chiuso: nelle squadre sportive, nei conventi, nei collegi, nelle caserme. E’ una pulsione che nasce spontaneamente, e diventa più forte tanto più i rituali sono ferrei. La setta dei Shinsengumi durò solo pochi anni. Era una milizia oltranzista, che difendeva l’isolazionismo e il potere dello shogun. Era anche una specie di scuola di nazionalismo. L’omosessualità era accettata. ‘Purché non distolga dal combattimento’. Non si può capire fino in fondo il mondo dei samurai senza mostrare quell’aspetto fondamentale. La morte e il sesso sono le due chiavi di volta del film e della vita."
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