Uno dei più sottovalutati e coinvolgenti film lesbici degli ultimi anni, passato in sordina al Festival di Cannes del 2001. L’amour fou a senso unico di Louise, una dentista sposata, per un’attrice di teatro, Nathalie, che era sua amica nell’infanzia e che dopo un litigio l’aveva indotta a tentare il suicidio. Si ritrovano dopo uno spettacolo teatrale, si rifrequentano, fanno insieme un indimenticabile viaggio a Copenaghen, si posseggono con passione. Ma l’attrice tende a recitare anche in privato, Louise sente rifiutata la sua fame d’amore e a suo modo cerca vendetta. Il ruolo principale nella Lulù di Wedekind sconvolgerà la vita di entrambe. Uno dei ruoli migliori per la Béart e la Bussières, perfette nella loro alchimia sensuale, e un plauso alla regista che orchestra con abilità una storia morbosamente appassionante giocata sui rincontri e la re-citazione (‘Répétition’ significa anche ‘prova teatrale’). La scena in cui Louise rifiuta di aiutare l’amica malata mentre suonano alla porta è di un’intensità disturbante. Da vedere e rivedere.
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